"Solo pezzi di plastica"
Ad un certo punto della vita, tutti ci chiediamo chi siamo, quali sono i nostri ideali, quali sono i nostri obiettivi, cosa ci piace, cosa non ci piace e quanto siamo cambiati, rispetto a un passato a cui a volte guardiamo con nostalgia, altre con rimpianto. Oggi, sono qui per parlare di una delle fondamenta del mio essere, nella speranza che questo articolo diventi la scintilla che riaccende il fuoco di questo blog, per troppo tempo rimasto inattivo.
Spesso non ricordo molto di avvenimenti, anche abbastanza rilevanti, avvenuti nei miei 22 anni di vita. Tendo ad avere una cattiva memoria, a dimenticarmi cose persino recenti, come se non fossero mai successe.
Eppure potrei citarvi a memoria nomi di centinaia di Gormiti, o identità segrete, poteri, abilità e interessi amorosi di decine e decine di supereroi dei fumetti. Potrei spiegarvi a menadito aneddoti assurdi di sviluppo e produzione di svariate serie di giocattoli, da quelle che sono diventate istituzioni e fenomeni globali, a quelle che sono rimaste più di nicchia, e a volte dimenticate.
Anni fa mi chiedevo, allora, riflettendo su certi meccanismi, come funziona il mio cervello? È mai possibile che, una bruciante passione come la mia, che da sempre ho visto sminuita, ridicolizzata, banalizzata a qualcosa che permea solo il mondo dei bambini e che nel cosiddetto “mondo dei grandi” non dovrebbe avere spazio, sia in realtà qualcosa di valore? È forse possibile, che il collezionismo sia una parte fondamentale della mia persona, e che non sia io “quello strano”, ma che anzi questo hobby sia condiviso da una rete di persone molto più grande di quanto pensassi?
Ecco, il me bambino, fu davvero colpito dal crescere e scoprire un mondo in cui il collezionismo non solo era normale e accettato, ma anzi era una tendenza che apparteneva a tantissimi individui, all’infuori di me.
Vedevo quindi, finalmente, esplicitata, spiegata e comprensibile umanamente, quella mia enorme fascinazione per gli oggetti collezionabili, per i piccoli e grandi pezzi d’arte che era possibile toccare con mano ed esporre nella propria stanza.
All’università, studiando Museologia un paio d’anni fa, scoprii con enorme piacere la storia del collezionismo. Di come quegli studioli d’artista, che comprendevano i più strani oggetti di qualsiasi cultura o provenienza, furono gli antecedenti dei musei. Ho scoperto di come la scintilla della curiosità e il piacere nel trattenere, fisicamente, qualcosa che si apprezzava, che interessava e che stupiva, portò poi alla nascita dei musei, delle esposizioni, delle gallerie.
E allora sentii in questo passione, che a volte diventa ossessiva, e altre invece resta quasi infantile nella meraviglia che provoca, qualcosa di legittimato, di potente, quasi. La mia stanza diventa museo, e il modo ordinato e preciso in cui espongo ogni pezzo racconta una storia. Ma forse ne racconta decine.
La mia collezione parla di me, di come sono cresciuto, di ciò in cui credo e di quello che mi ispira quotidianamente, a livello umano, emotivo, artistico, sociale, addirittura. Ed è per queste ragioni che voglio condividere tutto ciò. Voglio parlare ad altri di questi pezzi di plastica, voglio lasciare che essi raccontino la propria storia e, di riflesso, voglio che questi stessi pezzi di plastica raccontino la mia.
“solopezzidiplastica” è il nome di una nuova pagina Instagram che ho creato con lo scopo di far vedere a tutti quello di cui sto parlando, e spero mi seguirete in questa nuova avventura. Ci vediamo lì!
Non vedo l'ora di saperne di più!
RispondiEliminaVai... bellissima iniziativa!!!
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